martedì 11 agosto 2009
Nel 2009 è sempre in carcere l'Asinara!
Quello che si vede nella fotografia sopra non è il famosissimo asinello bianco dell'Asinara, ma è un asinello grigio, nato presumibilmente in primavera, quindi di tre - quattro mesi, che abbiamo incontrato nel nostro giro sull'isola, accompagnati dalle cortesi guide della Cooperativa Scoprisardegna (http://www.scoprisardegna.com) con le quali, insieme ad altri amici, abbiamo deciso di verificare lo stato di "detenzione" dell'isola.
Non è un asinello bianco, ma è pur sempre molto carino vero?
Ma procediamo con ordine... intanto quelle che vedete sotto sono le campagnole della Cooperativa Scoprisardegna nella zona di Punta della Scomunica (il punto più alto dell'isola da dove si può ammirare il Faro di Punta Scorno.....
Il viaggio è stato effettuato il 30 giugno 2009 ed è iniziato con il trasbordo dall’isola Sardegna all’isola dell’Asinara.
Alle ore 8,30 siamo nel porto di Stintino, dove abbiamo appuntamento con le nostre cortesi accompagnatrici della Coop. ScopriSardegna.
Le presentazioni le facciamo davanti al portone di colore “blu penitenziario” della Diramazione di Fornelli,
lì la nostra guida apprende di avere, sulla sua campagnola, uno degli ultimi tecnici agrari dell’Amministrazione Penitenziaria (anche questa una specie in via di estinzione!); subito si dichiara estremamente contenta e successivamente lo dimostra con una raffica di domande che snocciola, scusandosi ogni volta, lungo tutto il tragitto.
Mentre nella mia mente si affollano tantissimi ricordi, davanti agli occhi passano fulminee immagini di struggente bellezza: “Qui avevamo posto le recinzioni per effettuare le battute di cattura dei mufloni che poi cedevamo, per ripopolamento, alla Regione Sardegna”,
poi incontriamo la Diramazione di Tumbarinu dove un Tecnico ornitologo Angelo Pittalis (foto sopra) illustra il paziente lavoro di cattura e inanellamento dei volatili.
Ma una volta sul fuoristrada il flusso informativo riprende:
…… quello è lo splendido stagno di Sant’Andrea dove accompagnavamo Xaver Monbailliu, un famoso ornitologo che ha trascorso sull’isola lunghi periodi per studiare i famosissimi gabbiani corsi.
E poi ancora: …… quel cespuglio che ricorda un cuscino che vedete nella zona del “mare di fuori” lungo la strada è la “Centaurea Orrida” che il mio amico Prof. Emanuele Bocchieri dell’Università di Cagliari per primo scoprì essere specie endemica dell’Asinara.
Mentre parlo la mia mente somiglia sempre di più al Passante di Mestre il 2 agosto di quest'anno, con una chilometrica coda di ricordi che si affollano per uscire ed incappano nell’imbuto della parola che non può smaltirli tutti.
Ed ancora: … guardate alla vostra sinistra, nella Diramazione di Trabuccato c’è il famoso muro che inizia della larghezza di 50 – 60 centimetri e termina a 170 – 200 centimetri, fatto da un ergastolano, un pastore sardo estremamente “preciso nella misura", e che Amministrazione ha lasciato così costruire poiché comprendeva che quel muro era l’unica ragione di vita del detenuto! Se fosse rimasto di 50 cm la sua costruzione si sarebbe esaurita in qualche mese ed invece durò più di tre anni.
Prima di arrivare alla punta più alta dell’isola (Punta Scomunica) da dove si scorge il faro di Punta Scorno, mi ritornano nelle orecchie le parole di commiato del caro amico Gianfranco Massidda, l’ultimo fanalista del Faro di Punta Scorno, che il giorno prima avevo incontrato nella sua casa di Porto Torres:
(Gianfranco Massidda e Carlo Hendel)
“Da quella finestra vedo sempre l’Asinara e nelle giornate in cui l’aria è pulita, con un binocolo, riesco a vedere le campagnole dei turisti che salgono e scendono dalla strada di Cala D’oliva”.
Quando rivedo gli occhi lucidi di Gianfranco mentre parla, mi rendo conto che definire “amore” quello che si prova per quest’isola è un eufemismo che non rende assolutamente l’idea di cosa sia il “mal d’Asinara”!
Da Punta scomunica vediamo anche la spiaggia di Cala d’Arena, la più bella spiaggia del mondo, ora zona A (Protezione integrale) inavvicinabile da mare e da terra.
Nel nostro fuoristrada c’è una famiglia veneta, molto simpatica, che si dichiara fortunata per essersi incontrata con una persona che ha vissuto sull’isola, persone che dimostrano, con mille domande, tutto il loro interesse per conoscere la vita pratica del detenuto in questo posto da sogno.
Passando nella Diramazione "Centrale" mi accorgo che sono state eliminate le famose CUCINETTE ossia dove i detenuti cucinavano dal 1938 (da quando venne costruita la Diramazione e per molti anni), ora hanno vi hanno sovrapposto delle tavole da utilizzare come appoggio o per mangiare !!!!
Nel mio cuore ancora risuonano le accorate parole di una carissima amica, della quale voglio mantenere l'anonimato, che dice "L'ASINARA e' tale, ossia famosa, non solo per l'indubbia bellezza naturalistica, ma SOPRATTUTTO per per il suo passato ovvero per coloro che vi hanno vissuto in tutte le epoche e l'hanno amata e l'amano con tutto il cuore, ma AMATA nel VERO significato della parola!!!!!"
Al ritorno passiamo davanti alla caserma una volta intitolata a “Costantino Satta”, del Corpo degli Agenti di Custodia, ucciso in un conflitto a fuoco nel 1945, ora ribattezzata Ostello e destinata all’accoglienza dei turisti e qui si rinnova il mio dolore per la violenza che si sta perpetrando su questa isola.
L'isola dell'Asinara sta subendo un vulnus grave, la si sta infatti privando della propria storia, sostituendola con una storia fasulla, così come artefatta è una mia fotografia di una Cala D'Oliva posta, sinistramente, dietro le sbarre di un carcere ideologico.
(Caserma "Satta")
L'Ente Parco, evidentemente nel timore di ritorni improbabili, ha scientificamente ripulito l'isola di tutti quei segni tangibili che possano ricordare, all'ignaro visitatore, una parte importante della sua storia, quella che riguarda il periodo "carcerario" (1885-2002) ed anche quello precedente.
Per cui io consiglio di visitare questa splendida isola e dopo aver fatto il canonico bagno a Cala Sabina,
di informarsi, chiedere alle guide ed alla Direzione del Parco notizie sulle persone, sui detenuti, agenti e civili che vi hanno vissuto in tempi lontani, accumunati tutti in una vita, non sempre felice, ma tutti contagiati da un male incurabile il “mal d’Asinara”!
Continueremo, ed assieme alle molte persone che mi sostengono moltiplicheremo le iniziative affinché termini questo scempio storico!
Nella bocca, dopo questo viaggio, mi resta l'amaro di questa gratuita violenza, nella mente - oltre ai ricordi - anche la speranza che la situazione stia, seppur lentamente, cambiando.
Per questo voglio, anche a nome di coloro che hanno fatto il tragitto con me, rivolgere un sentito ringraziamento ed un saluto alle guide (foto sotto) di "Scoprisardegna" che, con cortesia ed abnegazione, dimostrano l'attaccamento allo splendido lavoro che consente loro un giornaliero contatto con l'Isola dell'Asinara.
(Tutte le foto sono di Fabio Bruzzichini e di Daniela Buscemi)
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